Giovedì 22 novembre 2012, nella sede dell’Archivio di Stato di Firenze, Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, ha tenuto una lezione sul tema “Anche la lingua italiana è patrimonio culturale della Nazione”. La conferenza si è svolta nell’ambito del progetto “Articolo 9 della Costituzione: Cittadinanza attiva per la cultura, la ricerca, il paesaggio e il patrimonio storico artistico”.
La legge fondamentale dello Stato, infatti, sancisce che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Questo principio, tuttavia, non sembra più trovare applicazione: dopo lo scandalo dei criteri valutativi stabiliti dall’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca che discriminano sistematicamente i ricercatori che pubblicano in italiano, il Politecnico di Milano ha annunciato che dall’anno accademico 2014/15, l’Ateneo erogherà in lingua inglese l’intera offerta formativa magistrale sopprimendo tutte le lauree specialistiche in italiano. La Ca’ Foscari di Venezia chiederà a tutte le matricole l’obbligo del certificato che attesti la loro conoscenza dell’inglese, conseguibile altrimenti presso il Centro linguistico di ateneo nel giro di 12 mesi. L’ateneo veneto ha, inoltre, attivato un intero ciclo di studi in lingua inglese, quello di Economy and Management.
La Federazione Esperantista Italiana (http://www.esperanto.it) e l’Associazione Nitobe per la democrazia e la giustizia linguistica (https://www.nitobe.it) sottolineano che scelte come queste impoveriscono il Paese e frappongono ostacoli ingiustificabili al diritto allo studio dei cittadini. Gli atenei, invece che sostenere la diffusione dell’italiano e stimolarne lo studio, lasciando fuori l’italiano dall’università, contribuiscono alla sua marginalizzazione non solo nel campo della ricerca nel nome di una mal intesa internazionalizzazione. Come al solito i costi di questa operazione sono pagati dalle fasce piu’ deboli della popolazione, che si vedono tagliate fuori da qualsiasi possibilità di educazione superiore.
La Federazione Esperantista Italiana e l’Associazione Nitobe per la democrazia e la giustizia linguistica ribadiscono che è necessario trovare un modello di comunicazione più equo e rispettoso della diversità linguistica. Una lingua neutrale, come l’esperanto, può contribuire allo sviluppo di tale modello, promuovendo allo stesso tempo internazionalizzazione equa e sviluppo all’interno delle singole comunità nazionali.